Un fallimento che costerà caro alle imprese. Il Sistri, il sistema nazionale di controllo della tracciabilità dei rifiuti, dopo sette anni di insuccessi si è ora rivelato, per stessa ammissione del ministero dell’Ambiente che lo aveva avviato nel 2009, «obsoleto e inadeguato». Un insuccesso che secondo Confartigianato Trasporti culminerà presto con una beffa per migliaia di aziende sarde. Nel “Decreto Milleproroghe” è stato inserito l’obbligo di saldare entro il primo febbraio i contributi arretrati di iscrizione al Sistema a cui si aggiunge il pagamento della quota per il 2015 entro il 30 aprile. «Un’assurdità da correggere immediatamente», commenta Giovanni Mellino, vicepresidente nazionale e numero uno dell’associazione in Sardegna. «Dopo le dichiarazioni del ministro dell’Ambiente di superare il Sistri pareva si fosse scritta la parola fine su questa esperienza fallimentare. Ora, invece, si chiede di pagare per un sistema la cui operatività è stata rinviata di un anno, che non è mai entrato in funzione e per il quale è prevista l’archiviazione definitiva». Il doppio balzello rischia così di trasformarsi in salasso. Secondo i calcoli dell’associazione degli artigiani, costerà alle imprese di trasporto circa 20 mila euro per ogni anno di iscrizione. Inoltre negli anni passati l’esborso delle 15 mila aziende sarde, il 60% delle quali artigiane, è stato di quasi 6 milioni di euro, tra quote di adesione e acquisto di dispositivi telematici di connessione al registro nazionale. «Nonostante il Governo abbia compreso l’inutilità di questa procedura, non obbligando più le imprese a servirsene», continua Mellino «non rinuncia, però, a pretendere da esse i soldi a fronte di un servizio inesistente». Eppure il Sistri era nato con tutte le migliori intenzioni. Dato in gestione ai carabinieri del comando per la Tutela dell’Ambiente, avrebbe dovuto permettere l’informatizzazione dell’intera filiera dei rifiuti speciali a livello nazionale e di quelli urbani in Campania. Tecnologia e innovazione messe in campo per contrastare smaltimenti illeciti di scarti pericolosi o la loro compravendita da parte di organizzazioni criminali. Un sistema che avrebbe quindi avvantaggiato lo Stato, favorendo legalità, efficienza e modernizzazione. Ma che avrebbe garantito benefici anche agli imprenditori punendo le speculazioni irregolari a favore delle aziende rispettose delle leggi sullo smaltimento dei rifiuti. «È necessario correggere le norme del Decreto al più presto», conclude Mellino «e confermare la proroga in vigore per operatività e pagamenti, fino a quando non si ridefinirà un sistema di tracciabilità dei rifiuti nuovo, efficace e condiviso con le associazioni di categoria». Luca Mascia
Da: L’unione Sarda 15.01.2015