Sfruttare le risorse il più a lungo possibile allungando la vita dei prodotti e recuperando i loro componenti perché possano essere utilizzati fino a che non se ne possa più ricavare nulla.
Raccontato in modo estremamente sintetico, è questo l’obiettivo dell’economia circolare, il “sistema” verso il quale la Commissione auspica che si indirizzi l’economia europea, e per promuoverla ha lanciato di recente un insieme di misure riunite nel pacchetto denominato l’Anello mancante. L’insieme dei documenti che costituiscono il pacchetto comprende diverse proposte di direttiva che modificano le direttive attuali in materia di rifiuti e ha come elemento centrale il Piano d’azione per l’economia circolare, un documento sul quale la Commissione chiede il coinvolgimento degli Stati membri e delle imprese al fine di realizzare un cambiamento radicale nel modo di pensare i prodotti. Se infatti il risultato finale auspicato sarà una drastica riduzione dei rifiuti, per realizzarlo è necessario partire dalla prevenzione degli stessi, che significa progettare i prodotti in modo che abbiano una vita più lunga, siano più facilmente smontabili per essere riparati e, a fine vita, sia più facile riciclare i loro componenti, in modo che il conferimento in discarica sia limitato a cose che veramente non siano suscettibili di recupero.
L’attuazione del piano permetterà, sul piano più alto e generale, di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030, con un più ridotto sfruttamento delle risorse della terra, ma avrà anche importanti effetti sui consumatori e sulle imprese: i primi beneficeranno di risparmi economici grazie a prodotti più duraturi e alla possibilità di ripararli e le seconde avranno maggiore disponibilità di materiali a costi più ridotti, grazie alle opportunità offerte dal riciclaggio.
L’economia circolare ha le potenzialità per creare numerosi posti di lavoro in Europa, ma senza un maggior consumo di risorse, preziose e sempre più scarse, e per ridurre l’impatto ambientale legato al loro impiego, iniettando nuovo valore nei materiali di scarto.
La transizione verso l’economia circolare beneficerà di finanziamenti pubblici e privati a supporto della diffusione su vasta scala di tecnologie e processi potenziati, dello sviluppo infrastrutturale e di una maggiore cooperazione tra gli attori della catena del valore. Un importante sostegno alla realizzazione di questi obiettivi sarà fornito dai programmi di finanziamento dell’UE, quali la politica di coesione, LIFE, COSME e Orizzonte 2020, per esempio, i fondi della politica di coesione sono destinati a un numero crescente di programmi che favoriscono la transizione verso l’economia circolare (le attività di riutilizzo e riparazione, il miglioramento dei processi produttivi, la progettazione dei prodotti): 650 milioni di EURO sono stanziati sul programma Orizzonte 2020 per misure attinenti l’economia circolare e 5,5 miliardi di EURO provenienti dai fondi strutturali per la gestione dei rifiuti.
Le azioni chiave del pacchetto riguardano l’intero ciclo di vita e sono raggruppate per le sue fasi ovvero: produzione, che comprende sia questioni attinenti la progettazione sia il processo di produzione, consumo, gestione dei rifiuti e valorizzazione degli stessi come risorsa, compreso il loro mercato, nonché le problematiche relative ad alcuni settori prioritari quali la plastica, i rifiuti alimentari, le materie prime essenziali, i rifiuti da costruzione/demolizione e la biomassa e i prodotti biologici.
Fra le azioni chiave in particolare sono comprese:
– azioni per ridurre i rifiuti alimentari, compresa una metodologia comune di misurazione, una migliore indicazione della data di consumo e strumenti per raggiungere l’obiettivo di sviluppo sostenibile globale di ridurre della metà i rifiuti alimentari entro il 2030;
– lo sviluppo di norme di qualità per le materie prime secondarie al fine di aumentare la fiducia degli operatori nel mercato unico;
– misure nell’ambito del piano di lavoro 2015-2017 sulla progettazione ecocompatibile per promuovere la riparabilità, longevità e riciclabilità dei prodotti, oltre che l’efficienza energetica;
– la revisione del regolamento relativo ai concimi, per agevolare il riconoscimento dei concimi organici e di quelli ricavati dai rifiuti nel mercato unico e sostenere il ruolo dei bionutrienti;
– una strategia per le materie plastiche, che affronta questioni legate a riciclabilità, biodegradabilità, presenza di sostanze pericolose e, nell’ambito degli obiettivi di sviluppo sostenibile, l’obiettivo di ridurre in modo significativo i rifiuti marini;
– una serie di azioni in materia di riutilizzo delle acque, tra cui una proposta legislativa sulle prescrizioni minime per il riutilizzo delle acque reflue;
– lo sviluppo di un programma di prove indipendenti per individuare le pratiche di obsolescenza programmata dei prodotti e i modi per contrastarla;
– la diffusione degli appalti pubblici verdi, per i quali saranno elaborati nuovi criteri.
Da: Eurolettera n. 6/2015 – dicembre 2015