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Smaltimento dei rifiuti: costi alle stelle in 9 anni (Rapporto 2012 sulla gestione dei rifiuti urbani in Sardegna)

Pubblicato il 14 gennaio 2015 » Da : » Categorie: Blog,Comuni Sardegna,Politica ambientale » 0 Commenti

Per anni ci siamo detti che era colpa della scarsa raccolta differenziata: «Se non la incrementiamo, pagheremo cari i rifiuti». Com’è allora che la differenziata aumenta, e le bollette per le famiglie pure? Perché tra le voci più consistenti, nei costi addebitati ai cittadini (ora con la Tari), ci sono le spese sostenute dai Comuni per smaltire i rifiuti nei vari impianti. E guarda un po’: secondo la Regione, il prezzo per tonnellata chiesto da questi impianti è cresciuto del 152% tra il 2003 e il 2012.
 
LE CIFRE Dopo che Cagliari è risultata in testa alla classifica nazionale dei capoluoghi con la Tari più elevata, si sono levate alte le lamentele contro il Tecnocasic. Ma il problema non riguarda solo l’impianto di Macchiareddu che riceve i rifiuti della prima città della Sardegna e dell’area circostante. Secondo il “Rapporto 2012 sulla gestione dei rifiuti urbani in Sardegna”, elaborato dall’assessorato regionale dell’Ambiente (l’ultimo disponibile), la tariffa per tonnellata al Tecnocasic nel 2003 era di quasi 87 euro, salita fino ai 173,6 di due anni fa: quasi il doppio. Ma c’è chi ha fatto registrare aumenti superiori al 200% (Sassari e Ozieri), addirittura del 330 a Carbonia (dove però nel 2013 si è verificato un calo). Partivano da costi iniziali inferiori, è vero: ma questo non vale per Macomer, che segna un’impennata del 113%. La media regionale passa da poco più di 62 euro per tonnellata a 156,76. Una volta e mezzo i prezzi del 2003. Restano forti squilibri tra i vari territori: si va dai 98 euro dell’impianto di Sassari ai 219 di Macomer, che serve il Nuorese (infatti Nuoro è decima tra i capoluoghi italiani con la maxi Tari). È chiaro che i sindaci, se vedono crescere le spese di conferimento dei rifiuti, hanno grande difficoltà a limare le bollette per i cittadini. L’assessore all’Ambiente Donatella Spano ha già anticipato una possibile «tariffa perequata, con premialità per i Comuni più virtuosi», e sanzioni per gli altri. Sempre l’assessore Spano ricorda che l’impennata delle tariffe degli impianti di smaltimento ha varie ragioni: «Dai primi anni duemila ci sono nuovi obblighi di legge, con maggiori controlli sulla gestione degli impianti, che hanno contribuito a far crescere i costi». Anche gli ampliamenti nelle discariche e negli impianti si sono scaricati sulle tariffe, «poiché la Regione contribuisce sempre meno, a causa delle ristrettezze economiche». Spano cita Ozieri, Arborea, o Macchiareddu, dove i costi di ammortamento per la costruzione del terzo forno sono stati scaricati sulle tariffe di conferimento dei Comuni, proprio dal 2003». Pesa anche il meccanismo che addebita alle bollette delle famiglie gli ammortamenti anticipati dei costi di messa in sicurezza delle discariche fino a trent’anni dopo la loro chiusura. E poi, ricorda l’assessore, ci sono «i trasporti quotidiani su gomma verso altri siti nel territorio regionale». Accade per esempio quando si bloccano i forni vetusti del Tecnocasic (che deve anche portare altrove le cosiddette ceneri inertizzate, residuo della termovalorizzazione, non avendo una sua discarica di servizio). In ogni caso, precisa Spano, «la tariffa di smaltimento viene stabilita da ogni soggetto gestore sulla base di un dettagliato piano economico-finanziario, su cui la Regione esprime un parere di conformità».
 
Da: L’Unione Sarda 11 nov 2014